Come promesso si torna (in realtà non si è mai smesso!) a parlare del decreto Romani sulle rinnovabili. Si tratta di un regolamento che nonostante i pareri positivi espressi, da Confindustria ad esempio, rimane di fatto un decreto ammazza rinnovabili.
Riassumendo in 3 punti:
1. Ritiro dei certificati verdi in eccesso caricato per intero sulle bollette
2. Taglio retroattivo degli incentivi per eolico e biomasse.
3. Sparizione (da giugno in poi) di qualsiasi certezza relativa agli incentivi sul fotovoltaico e periodici tetti-ghigliottina.
Per il fotovoltaico è sparito il tetto di 8 MW ormai quasi raggiunto: ricordo che nella versione precedente del decreto non erano previsti incentivi oltre questa soglia. Si delinea invece l'introduzione di tetti periodici ancora da definire, un sistema con cui il Governo potrebbe determinare a priori la potenza incentivabile e l'entità degli incentivi. Ricordo questo panorama non tocca gli impianti che entreranno in funzione entro questo Maggio.
Confartigianato si pronuncia esprimendo in un comunicato stampa il proprio disappunto, dicendo che le imprese che già hanno investito nelle rinnovabili sono penalizzate e vedono cambiare lo scenario in base al quale avevano fatto i conti; inoltre d’ora in poi saranno decisamente scoraggiate ad effettuare investimenti nel fotovoltaico perché non hanno certezze sugli incentivi futuri.
Nel frattempo le Associazioni di categoria, intendono rivolgersi direttamente al Presidente Napolitano con una lettera con tutte le argomentazioni necessarie al fine di convincere il Capo dello Stato a non firmare il decreto ammazza rinnovabili in modo che non diventi esecutivo.
Qui di seguito uno stralcio da Repubblica Ambiente:
Tutte le principali associazioni di produttori di energia verde, Aper, Gifi Asso Energie Future, Assosolare, si sono riunite quindi oggi a Roma per denunciare l'incostituzionalità dell’articolo 25 del testo uscito ieri da Palazzo Chigi. "Il decreto legislativo sulle rinnovabili approvato dal Consiglio dei ministri - denuncia il presidente
di Asso Energie Future, Massimo Sapienza - non tiene in alcun conto i pareri espressi dalle Commissioni Parlamentari; è in contrasto con la direttiva europea che fissa per l'Italia un obiettivo del 17 per cento di energia da fonti rinnovabili entro il 2020; non rispetta i criteri indicati dalla legge delega. Per questi motivi chiediamo al Presidente della Repubblica Napolitano di non firmare il decreto perché viola l'articolo 76 della Costituzione". Nel corso della conferenza stampa convocata per lanciare la nuova battaglia, le associazioni hanno distribuito anche la lettera che verrà recapitata nelle prossime ore al Capo dello Stato. Un articolato documento che cita una lunga serie di precedenti giuridici a sostegno di questa interpretazione.
L'iniziativa partita dai produttori trova una sponda parlamentare niente meno che all'interno della maggioranza, anche se su diversi presupposti giuridici. "Al di là delle lamentele - afferma una nota di Forza del Sud, la formazione che fa capo a Gianfranco Miccichè - è arrivato il momento di prendere una forte posizione contro questo decreto 'ammazza green economy'. Per quel che riguarda Forza del Sud, insieme ad altri colleghi parlamentari, ci faremo promotori di forti iniziative per far emergere la incostituzionalità del decreto in oggetto, con particolare riferimento all'art. 41 della costituzione, poiché l'introduzione del limite temporale del 31 maggio 2011 avrà l'effetto di stroncare tutte le iniziative economiche della green economy che non potranno adeguarsi al decreto, palesando la violazione della libertà dell'iniziativa economica privata".
In allarme per i contraccolpi devastanti del decreto Romani sul tessuto economico legato alla produzione di energia rinnovabile è anche il settore bancario. "C'è forte preoccupazione delle banche", e "la prossima settimana gli alti vertici di unicredit decideranno in un senso o nell'altro" per quanto riguarda il finanziamenti al settore, spiega Pio Forte, del centro competenze sulle rinnovabili di Unicredit leasing. Gli "effetti si sono già fatti sentire", aggiunge, e non è escluso "un blocco dei finanziamenti" per il settore delle rinnovabili. Forte ricorda anche che "entro il 16 marzo dovrebbe riunirsi l'Associazione bancaria italiana per capire l'impatto che avrà sulle banche" il decreto Romani.
Fonti:
Blogeko.it
Repubblica Ambiente
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