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12 anni fa
Il blog fotovoltaico
"Gli investitori dell industria pv, gli attori chiave regionali e le istituzioni pubbliche si incontreranno al BVV per la 5 volta. L'evento verrà tenuto alla fine di 3 anni di boom del settore Fotovoltaico ed è molto probabile che la capacità installata avrà raggiunto 1 GWp entro la data di inizio dell'evento. Ci si aspetta che la Rep. Ceca per quella data avrà già scalato molte posizioni nella classifica di capacità installata per abitante. L'evento servirà anche come piattaforma per discutere degli aspetti negativi del decollo dell'industria FV, incluso il tipico "dissenso ceco" malgrado gli annunciati, o alla data dell'evento possibilmente già applicati tagli agli incentivi in tutta Europa, ci si aspetta che l'industria non perda interesse nel business del FV distribuito. Ad ogni modo le potenzialità passate e future del FV creano un enorme interesse accademico e applicativo. Questo perché gli organizzatori credono fermamente che l'evento non sarà solo un luogo di scambio di esperienze tra realtà industriali, ma creerà anche una piattaforma di qualità per un'analisi approfondita dei possibili sviluppi nell'industria fv in Rep. Ceca, Moravia e Silesia, come d'altro canto in tutta la comunità europea."Naturalmente SolartecMed non poteva mancare, e nella giornata di oggi, Venerdì 12 Novembre 2010, il nostro Resp. Tecnico Peter Marchl, ha parlato al pubblico intervenuto, della condizione del settore FV nel nostro Bel Paese.
In effetti gli utilizzi di questo nuovo incredibile materiale sono molteplici, dalla costruzione di componenti elettronici, schermi ultrasottili, computer molto più piccoli degli attuali, pannelli solari, strumenti per andare a esplorare nei suoi anfratti il nostro Dna, sensori in grado di captare anche singole molecole di gas velenosi sono solo alcune delle idee avanzate dal 2004 a oggi. Ma forse la più accattivante per la nostra immaginazione è quella degli apparecchi elettronici indossabili come magliette. Essendo leggero e flessibile, il grafene può infatti essere trattato come un tessuto. E la sua proprietà di condurre elettricità lo rende appetibile per l'industria dei gadget informatici e televisivi.
Estrarre petrolio nelle aree artiche è una sfida contro la natura che ha pochi confronti, sia che avvenga in mare che sulla terraferma. Gli uomini addetti ai lavori, qualunque attività eseguano, devono fare fronte ai movimenti del pack, agli iceberg, alle temperature estremamente fredde, alle tempeste e alle condizioni estreme quando scende la notte artica che dura circa 6 mesi.
"Con questa spedizione vogliamo definire con precisione quali sono i confini geologici dei nostri territori, quelli cioè che il trattato internazionale dei mari permette di considerare propri e quindi di esplorarli e sfruttarli", ha spiegato Brian Edwards del Servizio Geologico americano. La Russia aveva preceduto tale spedizione con una propria nave e due anni fa aveva mandato fin sul fondo del Polo Nord un sommergibile dove piantò la propria bandiera.
Per questi motivi le compagnie petrolifere al momento stanno esplorando le aree marine più vicine alle coste e le più accessibili e, quando è possibile, cercano di costruire piccole isole artificiali da collegare alla terraferma così da trasformare un'esplorazione off-shore (in mare aperto) in una su terra. Quando non è possibile si costruiscono gigantesche strutture in acciaio che vengono ancorate sul fondo marino. La piattaforma russa Prirazlomnoye, ad esempio, quasi completamente costruita su un campo petrolifero dove si prevede la presenza di 610 milioni di barili e che si trova al nord della Russia, peserà 100.000 tonnellate e si trova su un mare profondo 20 metri. In questo caso sarà la sua gigantesca massa a proteggerla dal ghiaccio che la assedierà per otto mesi l'anno.
Quando bisognerà andare ancor più al largo le piattaforme saranno costantemente protette da rompighiaccio. La prima di queste sarà anch'essa russa e verrà costruita a 650 km dalle coste con un mare profondo 300 m e costantemente circondata dai ghiacci. Essa inizierà ad operare nel 2016.
Tutte le compagnie petrolifere insistono nel sostenere che le piattaforme saranno a prova di ogni evento estremo. Ma nonostante questo, molti gruppi ambientalisti fanno presente che il pericolo non viene solo dalle piattaforme ma anche dalle navi che dovranno fare la spola con esse per rifornirsi di olio. Il pack, gli iceberg e le tempeste renderanno inevitabili gli incidenti e in acque fredde una fuoriuscita di petrolio potrebbe creare danni realmente irreversibili all'ambiente. In quel mondo infatti, una fuoriuscita di greggio può essere contenuta solo in estate, ma le acque molto fredde rendono l'olio molto più stabile che non in quelle calde. Per la natura è assai più difficile eliminarlo e, come si è visto in Messico, l'uomo riesce a fare ben poco.