martedì 24 maggio 2011

Dalla Sicilia catena umana contro il ritorno del nucleare

E' partita da Palma di Montechiaro (Agrigento), una delle località segnalate dea governo per ospitare una delle nuove centrali del programma atomico, la prima catena umana del 'weekend antinucleare' organizzato dalle oltre 80 associazioni del Comitato "Vota Sì per fermare il nucleare". La manifestazione fa sentire la propria voce anche in merito alla quasi totale disinformazione sull'appuntamento del referendum - hanno spiegato i promotori dell'iniziativa - gli italiani hanno il diritto di sapere quello che sta capitando al referendum nucleare". E proprio contro i tentativi di sabotare l'appuntamento col voto del 12 e 13 giugno, il Comitato ha rivolto un appello ai deputati: il Parlamento non si presti al raggiro del decreto Omnibus che vuole cancellare il referendum senza fermare veramente i programmi atomici del governo. Tra oggi e domani altre 10 catene umane cingeranno siti nucleari e località candidate ad ospitare nuove centrali "per dire no a chi intende riportare l'atomo in Italia. 


Dalla Sicilia, la manifestazione si è spostata presso la ex centrale nucleare di Caorso (Piacenza), per pooi proseguire verso il deposito per combustibile irraggiato di Saluggia (Vercelli) e poi verso Chioggia, Monfalcone, Termoli e la foce del fiume Sele (Salerno), tutte località candidate ad accogliere i nuovi impianti di produzione di energia elettrica derivanti da fonti nucleari. Nuove catene umane sono programmate anche a Scanzano Jonico (Matera), sito indicato nel 2003 come sede del deposito nazionale delle scorie.. La serie delle catene umane si è chiusa a Montalto di Castro (Viterbo). "I cittadini - promette una nota del comitato organizzatore - faranno sentire la loro voce contro la censura che cerca di nascondere i referendum agli italiani e contro i tentativi di sabotare il voto del 12 e 13 giugno".

Al momento l'emendamento al decreto omnibus con cui il governo vorrebbe rendere superfluo il referendum sull'atomo è all'esame della Camera. Palazzo Chigi punterebbe a porre la fiducia sul provvedimento, ottenendo - salvo sorprese legate alla tenuta della maggioranza - un via libera entro martedì o mercoledì della prossima settimana. A quel punto il testo dovrà essere firmato dal presidente della Repubblica e se il capo dello Stato non solleverà dei profili di illegittimità costituzionale (che pure alcuni osservatori ritengono di cogliere nel decreto), sarà poi la Cassazione a valutare se le modifiche introdotte siano sufficienti a far saltare la consultazione. Una decisione che al momento appare di difficile previsione.

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