lunedì 28 settembre 2009

20.000 scorie sotto il mare

No, non è il titolo di un romanzo di fantascienza, purtroppo...è realtà. Si tratta dell'ennesima dimostrazione di quanto l'uomo (inteso come essere umano) sia meschino e povero di animo.
Desidero segnalare a proposito l'articolo apparso su L'Unità del giornalista Giovanni Maria Bellu, che riporto qui per intero.

Quando divenne assessore all'Ambiente della Calabria, il biologo marino Silvio Greco non immaginava che le sue competenze tecniche gli sarebbe tornate tanto utili. Ora è come un cardiochirurgo che, diventato direttore diuna Asl, s’imbatte in uno scandalo connesso ai trapianti di cuore: conosce la sofferenza del paziente e, nel contempo, individua le responsabilità dell' amministrazione. Il cuore sofferente che indigna Silvio Greco è il mare della sua terra. La malattia è una nave carica di fusti velenosi, una bomba di cui non si conosce la composizione, idonea a provocare una catastrofe ambientale di proporzioni spaventose e a colpire gravemente la salute dell'uomo. L’amministrazione sciatta è quella dello Stato: «Il governo ancora non ha fatto niente. Se una cosa del genere fosse stata scoperta a largo di Portofino o di Venezia non credo proprio che le cose sarebbe andate così. Evidentemente non si rendono conto che il mare non conosce i confini amministrativi. Il mare è di tutti. Questa è una catastrofe nazionale».

Cominciamo dall'inizio.

«Era lo scorso 13 maggio. Il procuratore della Repubblica di Paola, Giordano Bruno, mi presentò una relazione che riguardava un eccezionale aumento dei tumori nella zona di Serra D’Aiello e anche uno studio realizzato per verificare le dichiarazioni di unpentito che aveva parlato di navi cariche di veleni affondate davanti alle nostre coste. Dal tracciato di un sonar risultava che in un punto-mare corrispondente a quello indicato dal pentito erano giunti segnali compatibili con la presenza di un relitto. Si trattava di verificare e la procura non aveva i mezzi».

E voi cosa avete fatto?

«Ci siamo mossi istantaneamente. Il 14 maggio, il giorno successivo, ho informato il presidente Agazio Loiero che mi ha dato carta bianca. Il 15 ho scritto una lettera al ministro dell'Ambiente, al capo della Protezione civile e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Quasi un mese dopo, l’11 giugno, la risposta non era ancora arrivata. Ho scritto un’altra lettera. Finalmente il 15 Bertolaso mi ha risposto. Poche righe per dire che aveva rivolto al ministro dell’Ambiente la richiesta di esperire "ogni iniziativa utile per risanare il contesto"».

Ma in concreto?

«Assolutamente niente. E la procura continuava a chiederci aiuto. È stato così che ai primi di settembre ho chiesto all'Arpacal, la nostra agenzia regionale per la protezione ambientale, di mettersi a disposizione. Con i nostri fondi regionali ha noleggiato una nave e un Rov, un robot sottomarino. Le operazioni sono cominciate il 10 settembre. Il 12 il Rov ha filmato il relitto. Le sue caratteristiche fanno pensare, anzi direi che praticamente danno la certezza, che si tratta proprio della nave indicata dal pentito, la Cunsky».

Ma è intervenuto alla fine anche il ministero dell'Ambiente che ha inviato i tecnici dell'Ispra.
«Certo. E spero che ora il passaggio dell’inchiesta dalla procura di Paola alla Direzione distrettuale antimafia non determini una sospensione delle operazioni in attesa della conferma dell’incarico. Sarebbe davvero paradossale. Comunque il lavoro dell'Ispra, che è certamente importante, servirà ad accertare che non ci sia una contaminazione in atto. Ma ci vuole ben altro».

Cosa?
«Un impegno immediato e straordinario del governo. È mai possibile che la presidenza del Consiglio non intervenga in presenza di una nave dal contenuto radioattivo nelle nostre acque? Dico una nave perché è l'unica a essere stata individuata. Ma quel pentito ne ha indicate altre due e, secondo le ipotesi investigative, sarebbero in tutto almeno una trentina».

Cosa chiedete?

«Immediatamente l a “caratterizzazione”, cioè che si accerti cosa c’è dentro quei fusti. Poi, individuata la natura del carico, la bonifica. Intendo dire che va rimosso tutto il carico e con esso il relitto. Questa, e il governo deve capirlo al più presto, è un’operazione di interesse nazionali. Non può essere lasciata alla magistratura, nè a una Regione. E bisogna agire subito.

Il relitto è la dal 1992, fino a ora ha retto. Ma cosa accadrebbe se il carico fuoriuscisse? Poi ci sono gli altri relitti.

«Si deve andare avanti nella ricerca. Daquesto punto di vista un grande aiuto può venire dai pescatori. Il filmato del Rov mostra sul relitto una serie di reti da pesca. Questo indica che i pescatori sapevano e, come sempre accade, passavano con lo strascico vicino a quel punto. Infatti dove c'è un relitto si forma un ambiente più pescoso. Ecco, credo che altre situazioni del genere, cioè di relitti “comparsi” tra gli anni Ottanta e Novanta siano note ai pescatori professionisti. Devono aiutarci ».

Cosa succede a chi mangia quel pesce?

«Se non sappiamo cosa c'è dentro i fusti è difficile fare ipotesi. Di certo si tratta di fonti di contaminazione persistenti e biodisponibili: entrano nei vari livelli della rete trofica fino ai predatori di vertice».

Cioè i pesci più grandi, quelli che mangiamo. E l’ambiente?
«La biodiversità è a rischio. Nei fondali si possono creare alterazioni nelle finestre riproduttive con la scomparsa di intere specie viventi».
24 settembre 2009

Fonte: L'Unità

mercoledì 23 settembre 2009

Clima: Obama, rischio catastrofe





























Non capita tutti i giorni che il Tg1 nella edizione della sera mandi in onda un servizio come questo, e fenomeno ancora più raro è addirittura vederlo come servizio di apertura.
L'argomento non è certo di poco conto, e il fatto che se ne parli sempre di più, e sempre più da personaggi di rilievo internazionale, come Mr Obama in questo caso, mette la questione in un quadro ancora più delicato.
La questione merita attenzione da parte di tutti, ma non solo, occorre che tutti ne prendano coscienza.
Il surriscaldamento è solo la conseguenza più grave: in un sistema oligarchico infatti, la moltitudine subisce sempre dalla minoranza che detiene il potere, è sempre stato così e la storia ce lo insegna.
Da più di 2 secoli sul nostro pianeta si assiste ad un aumento sempre più avido di energia, dettato dalla necessità di soddisfare il persistente incremento di domanda. Certo questo è solo un blog, e io sono solo un uomo, non credo certo di avere la formula magica per risolvere questo tipo di situazione, proviamo però tutti insieme a pensare cosa succederebbe se ognuno di noi fosse un po meno dipendente dai signori del petrolio, (gli stessi che in nome di quel processo di democratizzazione fanno la guerra) sostituendoli con ciò che la natura ci ha regalato, il sole il vento e la terra.

martedì 22 settembre 2009

Royal Society: pensiamo ad un piano B


DA visionari sogni di scienziati sospettati di pazzia a concreta proposta di azione della prestigiosa Royal Society britannica. E' la sorprendente parabola della geo-ingegneria, quella branca della ricerca che da anni studia soluzioni tecnologiche per ridurre la presenza di anidride carbonica nell'atmosfera, disinnescando gli effetti più gravi del riscaldamento globale. "E' il prezzo che potremmo dover pagare per il nostro fallimento nella lotta contro i cambiamenti climatici", afferma il professor John Shepherd dell'università di Southampton.

Iniziative che presentano spesso uno spiccato sapore fantascientifico, come la messa in orbita di giganteschi specchi riflettenti oppure il progetto per spruzzare in cielo sostanze chimiche in grado di emulare l'effetto raffreddante che accompagna le grandi eruzioni vulcaniche. Ora a sdoganare queste idee apparantemente eccentriche come detto è uno studio della Royal Society nel quale l'istituzione scientifica suggerisce al governo di prendere in seria considerazione la necessità di non escludere la necessità di ricorrere a questo "piano B".

Rispetto ai precedenti entusiasmi a sostegno della geo-ingegneria il nuovo documento destinato a guidare le scelte di Downing Street presenta però delle sostanziali differenze. I maggiori sponsor di queste avveniristiche soluzioni sono stati a lungo i fautori dello status quo e i nemici della transizione verso un'economia affrancata dalle fonti fossili. Inutile ridurre i consumi tanto poi la tecnologia darà una bella ripulita all'aria, era la loro parola d'ordine. La ricerca della Royal Society pone invece subito in chiaro che mettere in cantiere eventuali azioni di geo-ingegneria non deve minimamente distogliere il governo dall'impegno centrale per ridurre le emissioni. "Occorre incrementare gli sforzi verso la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici - si legge nel documento - trovando in particolare un accordo per ridurre globalmente le emissioni di almeno il 50% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990".

L'istituzione scientifica britannica mette in guardia inoltre sul fatto che alcune proposte per rimuovere CO2 dall'atmosfera appaiono troppo rischiose e dagli effetti collaterali ancora da chiarire. Bocciata, in particolare, la proposta di "inseminare" il mare con limatura di ferro per favorire la proliferazione di alghe che assorbono grossi quantitativi di anidride carbonica durante la crescita, anche perché i primi esperimenti hanno dato esiti poco lusinghieri.

La Royal Society stila quindi una graduatoria degli interventi che ritiene più affidabili, lasciando ben poco spazio a visioni fantascientifiche. La priorità, spiega lo studio, è rimuovere la CO2 dall'atmosfera, anche intervenendo per potenziare il lavoro che già svolgono in questo senso gli elementi naturali come rocce e suolo.

Il massimo del fantascientifico in questo campo potrebbe essere rappresentato dagli "alberi artificiali", grandi strutture simili a porte da football in grado di succhiare anidride carbonica dall'aria. L'efficienza e il funzionamento di questa invenzione deve però ancora essere messa a punto. Secondo lo studio, solo in un secondo momento, se la situazione del clima dovesse aggravarsi, si potranno prendere in considerazione soluzioni più spettacolari come il lancio in orbita di grandi specchi riflettenti oppure lo "sbiancamento" delle nuvole con acqua di mare per rendere più efficace l'ombra che proiettano sulla terra.

La Royal Society conclude quindi il documento raccomandando la creazione di un organismo internazionale incaricato di fissare regole e standard attraverso i quali giudicare la percorribilità delle possibili soluzioni di geo-ingegneria. "La sfida maggiore per il loro successo - si legge nel rapporto - potrebbe essere sul piano sociale, etico, legale e politico prima ancora che scientifico".

Leggi la notizia originale QUI
Fonte: La Repubblica

Il nucleare in Italia, il ritorno.

Giovedì 9 luglio è stata approvata la legge per il ritorno al nucleare, in barba alle volontà degli italiani, che negli anni ‘90 avevano potuto esprimere il loro dissenso tramite il referendum. Il referendum a quanto pare è scaduto, o semplicemente la voce in capitolo dei cittadini è stata annullata ed il nucleare è stato riabilitato dal parlamento col disegno di legge S. 1195-B. Così quando il resto del mondo inizia ad abbandonare il nucleare l’Italia comincia a fornirlo e si guarda bene dal finanziare altre fonti alternative, meno dannose e in ottica futura anche meno dispendiose.

Però c’è la lobby da accontentare, sempre la solita, quella di Impregilo, che viene subito accontentata da una mozione presentata da tre avvocati (Alicata, Coronella, Nania), un amministratore di banca (D’Alì), un professore ordinario di storia (Quagliariello), un medico chirurgo (Vieconte), un commercialista (digilo), una insegnante (Gallone), un imprenditore (Nessa), un consigliere regionale (Orsi) e, dulcis in fundo un dirigente industriale (Dell’Utri) ed un giornalista, o meglio, un iscritto all’albo dei giornalisti (Gasparri). Tutti esponenti del PDL, partito con amicizie vicine ad Impregilo, nessuno esperto di ambiente, ma bravi tutti di lingua come portatori d’interesse delle lobbies industriali.

Cosa fa questa allegra combriccola di nomi, in cui vi è anche il senatore Dell’Utri, fondatore di Forza Italia, presunto postino tra Corleonesi e Berlusconi, condannato a 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa? Presenta una mozione, ovviamente approvata, in cui impegna il governo a persistere nella politica del nucleare, e tralasciare il solare termodinamico perchè troppo dispendioso e di difficile applicazione. Il che potrebbe essere anche verosimile, in un ottica di breve periodo ed applicabilità, però perchè fare una mozione per ribadire il concetto?

Chiaramente ancora una volta la lobby di Impregilo ha vinto, come ha vinto con il ponte sullo stretto, la ricostruzione dell’Abruzzo, le linee ad alta velocità tra Milano e Napoli e Torino e Venezia, il passante autostradale di mestre e gli adeguamenti sulla Salerno-Reggio Calabria, la monnezza di Napoli, la costruzione dell’inceneritore di Acerra. Impregilo è, insomma, il braccio armato del governo, non è un caso infatti, che proprio nel corso della gara d’appalto per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, lo stesso Dell’Utri di cui sopra, assicura all’amico Carlo Pelanda, che a sua volta riferisce all’allora presidente di Impregilo Paolo Savona, che “La gara per il ponte sullo Stretto la vincerà Impregilo”. Da allora (2005) i vertici societari sono cambiati, ma è arrivato Salvatore Ligresti, uno dei condannati di tangentopoli (2 anni e 4 mesi), tangentista diretto di Craxi e oggi stakeholder di Berlusconi nel tessuto imprenditoriale italiano, tantochè negli ultimi giorni si vocifera un riassetto azionario nel Milan, dove avrebbe un posto nel pacchetto azionario, dato che nel cda del Milan siede già il figlio Paolo.

Le centrali nucleari infatti verranno costruite e messe in funzione da Impregilo, infatti, il senatore Dell’Utri, non ha perso occasione per rivendicarne l’appoggio perfino tramite una mozione parlamentare al Senato.

Questo nucleare per la fornitura energetica non è un passo avanti per l’Italia e per la sua popolazione, che, oltre a dover contare sulla medesima situazione energetica in cui ora si trova, dovrà anche fare i conti con lo smaltimento delle scorie, problema, che con il solare termodinamico non sarebbe nemmeno sorto.

Eppure, quando le lobbies la fanno da padrone succede che l’interesse del cittadino non conta più nulla, ma quello del piccolo gruppo di potere rimane sacrosanto. E qui non si parla solo di costi, ma di salute.

Marcello Accanto dal suo blog “Artaut” fa inoltre notare le parole del fisico Carlo Rubbia, che sono un ottimo cappello di smentita alla mozione pro-lobby del nucleare:



Leggi l'articolo originale QUI

Fonte: The Populi

lunedì 21 settembre 2009

Fotovoltaico in agricoltura: il fisco premia

La produzione e la cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili agro forestali e fotovoltaiche nonché di carburanti e di prodotti chimici derivanti prevalentemente da prodotti del fondo è reddito agrario. Questo il succo di una recente circolare dell'Agenzia delle Entrate. La differenza fra l'imposizione fiscale sul reddito agrario e quello d'impresa è notevole: il reddito agrario non viene calcolato facendo un confronto tra ricavi e costi, ma su base catastale, utilizzando le tariffe d'estimo attualmente in vigore. In sostanza, l'applicazione di questo principio evita all'imprenditore agricolo che coltiva il terreno ulteriori aggravi fiscali oltre a quello che, in ogni caso, sostiene dovendo comunque dichiararne la ren dita catastale. Agevolazione di non attesa da poco conto ma, come vedremo, sottoposta a precise condizioni «E' un chiarimento atteso da moltissime imprese agricole che hanno creduto e investito in questo settore spiega Giorgio Piazza, presidente delle Fattorie del Sole , l'associazione delle imprese agro energetiche della Coldiretti realizzando impianti connessi alle proprie attività aziendali. Basti pensare che più del3O% degli impianti fotovoltaici installati sono agricoli. Con questa circolare si applica finalmente un principio riconosciuto alle imprese agricole». continua...

Per leggere l'articolo nella sua versione integrale clicca qui

Fonte: La Repubblica

mercoledì 2 settembre 2009

L'eolico?...no..meglio il digitale!



...perché accontentarsi di un parco eolico che produce energia per 45.000 famiglie quando puoi avere il digitale terrestre?

Fonte: L'essenziale blog

Parco fotovoltaico Sicilia Santa Croce Camerina San Michele



Il breve video che qui pubblicato è stato girato a Santa Croce Camerina in Sicilia e dimostra (non che occorresse una dimostrazione così lampante!) come un parco fotovoltaico non costituisce alcuna minaccia per l'ambiente su cui esso viene costruito.

Fonte: L'essenziale Blog