Fonte Cetri-Tires
di Angelo Parisi:
In questo ultimo periodo il dibattito si è ancora una volta acceso sul costo delle rinnovabili. Sembra quasi una maledizione: ogni anno a Gennaio si ricomincia con la solita storia con il fotovoltaico sul banco degli imputati perché ritenuto colpevole di costare troppo e rendere poco.
Docenti universitari, politici, scienziati, giornalisti si prodigano ogni giorno per lanciare questo messaggio sulle testate giornalistiche o nei dibattiti televisivi.
E dal Governo non arrivano messaggi di segno contrario visto che il Ministro Passera, ad esempio, parla di 200 miliardi di costo e il Ministro Clini di rendite superiori a quelle dei pusher.
Ma se paesi come la Germania dichiarano per bocca del loro cancelliere di voler incrementare la produzione da energie rinnovabili rinunciando al nucleare, ritenuto dai nostri la panacea di tutti i mali, ci sarà un motivo e in questo articolo vogliamo scoprirlo:
Quello che stiamo vivendo è un periodo rivoluzionario, sta cambiando il modo di produrre energia si sta passando dalla produzione concentrata in pochi siti e distribuita e venduta agli utenti consumatori, ad una produzione diffusa sul territorio con tante piccole centrali nelle quali l’energia viene consumata laddove viene prodotta, rendendo l'utente consumatore e produttore della sua energia.
Il miglior modo di produrre energia distribuita è proprio il fotovoltaico.
Il fotovoltaico infatti ha dei vantaggi: produce energia durante il giorno quando tutti noi siamo svegli e lavoriamo, non emette rumori o fumi inquinanti, necessita di poche e semplici manutenzioni, è facile da installare, si può modulare la potenza con più interventi di costruzione negli anni, può sfruttare spazi non utilizzati e, soprattutto, utilizza un “combustibile” che in Italia non manca e non costa nulla: il Sole.
Oltre a tutto questo, bisogna aggiungere che il settore della green economy, grazie alla spinta proveniente dal fotovoltaico, è stato in questi anni di crisi l’unico settore a trainare l’economia facendo fatturato e creando occupazione.
Questa rivoluzione è partita proprio dalla Germania che ci ha creduto per prima, e in pochi anni ha raggiunto l’Italia che ha installato impianti fotovoltaici per una potenza pari a circa 13 Milioni di kW, coprendo circa il 26% della potenza richiesta durante il giorno.
Ma vediamo di capire quali sono i veri motivi per cui questa fonte che sembra avere tanti pregi viene accusata e puntualmente osteggiata con cambi di rotta legislativi repentini che porterebbero al fallimento di tante aziende e, soprattutto, della nascente industria italiana del settore.
Partiamo da quanto detto dall’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas, Autorità garante per il settore dell’energia.
Da un anno a questa parte, infatti, l’AEEG non fa altro che rimarcare che gli aumenti delle bollette elettriche siano causate principalmente dagli incentivi al fotovoltaico, perdendo quella imparzialità che dovrebbe avere un’Autorità garante.
Non ci fermiamo però ai comunicati stampa ma andiamo a vedere cosa dice l’AEEG nell’ultimo rapporto alle commissioni parlamentari del 1 marzo 2012 dove l’intero paragrafo 4.4 è stato dedicato alle “criticità derivanti dall’integrazione delle fonti rinnovabili nel mercato elettrico”. In tale paragrafo, a pag. 54, leggiamo:
"I prezzi e i profili di offerta tipici degli impianti eolici e fotovoltaici hanno l’effetto di comprimere i prezzi di equilibrio su MGP in molte ore, riducendo significativamente il numero di ore in cui gli impianti termoelettrici hanno l’opportunità di coprire, oltre ai loro costi variabili, almeno parte dei loro costi fissi. Questo, peraltro, complica le strategie di offerta degli impianti termoelettrici su MGP, essendo fortemente aumentato il rischio di vedersi accettato nel MGP un programma di produzione molto “variabile” tra le ore, caratterizzato da accensioni e spegnimenti nell’arco dello stesso giorno, tecnicamente incompatibili con i vincoli di funzionamento di tali impianti."
Per capire bene che cosa vuole dire l’Autorità, bisogna spiegare brevemente come funziona il mercato elettrico e come si determina il prezzo dell’energia elettrica.
Il prezzo dell’energia elettrica durante la giornata infatti non è fisso, ma varia e viene stabilito in base al fabbisogno del giorno. In pratica Terna, l’ente che gestisce la rete in alta tensione, determina per ogni zona in cui è suddivisa l’Italia, la curva oraria del fabbisogno elettrico del giorno dopo. Incrociando i dati di questa curva con le offerte dei produttori presenti in ognuna di queste aree si determina il prezzo e la quantità di energia elettrica da far produrre ad ogni impianto.
Ogni produttore saprà così quanta energia dovrà produrre, quando la dovrà produrre e quanto incasserà dalla vendita di quell’energia. La previsione, naturalmente, non potrà essere precisa in quanto non è sicuro che ognuno di noi accenderà la lampadina nello stesso istante in cui l’ha accesa il giorno prima, per questo si considererà una percentuale di errore e nel caso in cui l’energia necessaria dovesse essere inferiore a quella prenotata il giorno prima, si dovrà pagare al produttore anche l’energia non acquistata. Si capisce quindi che più sono accurate le previsioni, minori saranno i costi sostenuti.
I vari produttori vanno scelti partendo da quelli che offrono l’energia a minor costo fino ad arrivare a quelli che offrono ad un prezzo maggiore. Il prezzo con cui saranno remunerati tutti i produttori in quella determinata fascia oraria sarà quello più alto.
La differenza di prezzo tra i vari produttori dipende dal fatto che il parco elettrico nazionale è formato da diversi tipi di centrali di produzione che vengono avviate e spente durante il giorno proprio in funzione della richiesta di energia. Alcune centrali sono più difficili da regolare e hanno bisogno di produrre in continuo, altre sono più facili da avviare e possono produrre per periodi minori.
Le prime forniscono la produzione di base, sono quelle che hanno un costo minore e generalmente sono centrali nucleari e a carbone. Le altre intervengono quando la richiesta non può essere coperta con le precedenti centrali, soprattutto nelle ore di punta, ma hanno un costo maggiore e sono, per i motivi detti in precedenza, quelle che determinano il prezzo dell’energia durante il giorno.
Quindi, se si vuole tenere basso il prezzo dell’energia elettrica, bisognerà limitare al massimo l’entrata in funzione di queste centrali. E qui entra in gioco proprio il fotovoltaico.
Le fonti rinnovabili, così come il fotovoltaico, hanno il vantaggio di offrire energia a prezzo nullo e questo è uno dei motivi per cui hanno la precedenza nel dispacciamento.
Questo comporta che nelle ore in cui la produzione fotovoltaica è maggiore proprio le centrali più costose producono di meno con un conseguente calo del prezzo dell’energia elettrica. Questo fenomeno viene chiamato peak shaving.
E proprio il peak shaving sembra essere un problema per l’Autorità, perché a sua detta gli impianti termoelettrici non possono recuperare parte dei loro costi fissi essendo costretti da eolico e fotovoltaico a produrre per meno ore. Insomma sembra che la preoccupazione maggiore per l’Autorità sia che i proprietari delle centrali termoelettriche non possono continuare a fare profitti come prima.
Se tralasciamo, invece, gli interessi dei proprietari di centrali termoelettriche, il dato positivo su cui si dovrebbe soffermare l’Autorità è che il fotovoltaico, tanto bistrattato e deriso, svolge bene il suo compitino: abbassare il costo dell’energia elettrica nelle ore in cui produce.
Naturalmente maggiore sarà la copertura dei consumi nelle ore di produzione, maggiore sarà il calo di prezzo, come è stato dimostrato in Sicilia nelle ore comprese tra le 14 e le 17 nel giorno di Pasqua e tra le 14 e le 16 nel giorno di Pasquetta quando con un picco di copertura del 95% dei consumi con energia rinnovabile il costo dell’energia elettrica nel mercato elettrico si è azzerato. Naturalmente né l’AEEG né gli organi di stampa hanno pensato di diffondere con comunicati stampa o con titoloni in prima pagina questa notizia.
Se poi nelle altre ore del giorno il prezzo dell’energia elettrica continua a restare alto, e in alcuni casi a registrare dei picchi quantomeno strani come si evince dallo stesso rapporto, non può essere certo colpa del fotovoltaico. In quel caso il discorso è più complicato e ci permettiamo di suggerire di avviare un’indagine per capire se i produttori non abbiano fatto un cartello allo scopo di mantenere alto il prezzo e poter continuare a fare profitti a discapito degli italiani.
Docenti universitari, politici, scienziati, giornalisti si prodigano ogni giorno per lanciare questo messaggio sulle testate giornalistiche o nei dibattiti televisivi.
E dal Governo non arrivano messaggi di segno contrario visto che il Ministro Passera, ad esempio, parla di 200 miliardi di costo e il Ministro Clini di rendite superiori a quelle dei pusher.
Ma se paesi come la Germania dichiarano per bocca del loro cancelliere di voler incrementare la produzione da energie rinnovabili rinunciando al nucleare, ritenuto dai nostri la panacea di tutti i mali, ci sarà un motivo e in questo articolo vogliamo scoprirlo:
Quello che stiamo vivendo è un periodo rivoluzionario, sta cambiando il modo di produrre energia si sta passando dalla produzione concentrata in pochi siti e distribuita e venduta agli utenti consumatori, ad una produzione diffusa sul territorio con tante piccole centrali nelle quali l’energia viene consumata laddove viene prodotta, rendendo l'utente consumatore e produttore della sua energia.
Il miglior modo di produrre energia distribuita è proprio il fotovoltaico.
Il fotovoltaico infatti ha dei vantaggi: produce energia durante il giorno quando tutti noi siamo svegli e lavoriamo, non emette rumori o fumi inquinanti, necessita di poche e semplici manutenzioni, è facile da installare, si può modulare la potenza con più interventi di costruzione negli anni, può sfruttare spazi non utilizzati e, soprattutto, utilizza un “combustibile” che in Italia non manca e non costa nulla: il Sole.
Oltre a tutto questo, bisogna aggiungere che il settore della green economy, grazie alla spinta proveniente dal fotovoltaico, è stato in questi anni di crisi l’unico settore a trainare l’economia facendo fatturato e creando occupazione.
Questa rivoluzione è partita proprio dalla Germania che ci ha creduto per prima, e in pochi anni ha raggiunto l’Italia che ha installato impianti fotovoltaici per una potenza pari a circa 13 Milioni di kW, coprendo circa il 26% della potenza richiesta durante il giorno.
Ma vediamo di capire quali sono i veri motivi per cui questa fonte che sembra avere tanti pregi viene accusata e puntualmente osteggiata con cambi di rotta legislativi repentini che porterebbero al fallimento di tante aziende e, soprattutto, della nascente industria italiana del settore.
Partiamo da quanto detto dall’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas, Autorità garante per il settore dell’energia.
Da un anno a questa parte, infatti, l’AEEG non fa altro che rimarcare che gli aumenti delle bollette elettriche siano causate principalmente dagli incentivi al fotovoltaico, perdendo quella imparzialità che dovrebbe avere un’Autorità garante.
Non ci fermiamo però ai comunicati stampa ma andiamo a vedere cosa dice l’AEEG nell’ultimo rapporto alle commissioni parlamentari del 1 marzo 2012 dove l’intero paragrafo 4.4 è stato dedicato alle “criticità derivanti dall’integrazione delle fonti rinnovabili nel mercato elettrico”. In tale paragrafo, a pag. 54, leggiamo:
"I prezzi e i profili di offerta tipici degli impianti eolici e fotovoltaici hanno l’effetto di comprimere i prezzi di equilibrio su MGP in molte ore, riducendo significativamente il numero di ore in cui gli impianti termoelettrici hanno l’opportunità di coprire, oltre ai loro costi variabili, almeno parte dei loro costi fissi. Questo, peraltro, complica le strategie di offerta degli impianti termoelettrici su MGP, essendo fortemente aumentato il rischio di vedersi accettato nel MGP un programma di produzione molto “variabile” tra le ore, caratterizzato da accensioni e spegnimenti nell’arco dello stesso giorno, tecnicamente incompatibili con i vincoli di funzionamento di tali impianti."
Per capire bene che cosa vuole dire l’Autorità, bisogna spiegare brevemente come funziona il mercato elettrico e come si determina il prezzo dell’energia elettrica.
Il prezzo dell’energia elettrica durante la giornata infatti non è fisso, ma varia e viene stabilito in base al fabbisogno del giorno. In pratica Terna, l’ente che gestisce la rete in alta tensione, determina per ogni zona in cui è suddivisa l’Italia, la curva oraria del fabbisogno elettrico del giorno dopo. Incrociando i dati di questa curva con le offerte dei produttori presenti in ognuna di queste aree si determina il prezzo e la quantità di energia elettrica da far produrre ad ogni impianto.
Ogni produttore saprà così quanta energia dovrà produrre, quando la dovrà produrre e quanto incasserà dalla vendita di quell’energia. La previsione, naturalmente, non potrà essere precisa in quanto non è sicuro che ognuno di noi accenderà la lampadina nello stesso istante in cui l’ha accesa il giorno prima, per questo si considererà una percentuale di errore e nel caso in cui l’energia necessaria dovesse essere inferiore a quella prenotata il giorno prima, si dovrà pagare al produttore anche l’energia non acquistata. Si capisce quindi che più sono accurate le previsioni, minori saranno i costi sostenuti.
I vari produttori vanno scelti partendo da quelli che offrono l’energia a minor costo fino ad arrivare a quelli che offrono ad un prezzo maggiore. Il prezzo con cui saranno remunerati tutti i produttori in quella determinata fascia oraria sarà quello più alto.
La differenza di prezzo tra i vari produttori dipende dal fatto che il parco elettrico nazionale è formato da diversi tipi di centrali di produzione che vengono avviate e spente durante il giorno proprio in funzione della richiesta di energia. Alcune centrali sono più difficili da regolare e hanno bisogno di produrre in continuo, altre sono più facili da avviare e possono produrre per periodi minori.
Le prime forniscono la produzione di base, sono quelle che hanno un costo minore e generalmente sono centrali nucleari e a carbone. Le altre intervengono quando la richiesta non può essere coperta con le precedenti centrali, soprattutto nelle ore di punta, ma hanno un costo maggiore e sono, per i motivi detti in precedenza, quelle che determinano il prezzo dell’energia durante il giorno.
Quindi, se si vuole tenere basso il prezzo dell’energia elettrica, bisognerà limitare al massimo l’entrata in funzione di queste centrali. E qui entra in gioco proprio il fotovoltaico.
Le fonti rinnovabili, così come il fotovoltaico, hanno il vantaggio di offrire energia a prezzo nullo e questo è uno dei motivi per cui hanno la precedenza nel dispacciamento.
Questo comporta che nelle ore in cui la produzione fotovoltaica è maggiore proprio le centrali più costose producono di meno con un conseguente calo del prezzo dell’energia elettrica. Questo fenomeno viene chiamato peak shaving.
E proprio il peak shaving sembra essere un problema per l’Autorità, perché a sua detta gli impianti termoelettrici non possono recuperare parte dei loro costi fissi essendo costretti da eolico e fotovoltaico a produrre per meno ore. Insomma sembra che la preoccupazione maggiore per l’Autorità sia che i proprietari delle centrali termoelettriche non possono continuare a fare profitti come prima.
Se tralasciamo, invece, gli interessi dei proprietari di centrali termoelettriche, il dato positivo su cui si dovrebbe soffermare l’Autorità è che il fotovoltaico, tanto bistrattato e deriso, svolge bene il suo compitino: abbassare il costo dell’energia elettrica nelle ore in cui produce.
Naturalmente maggiore sarà la copertura dei consumi nelle ore di produzione, maggiore sarà il calo di prezzo, come è stato dimostrato in Sicilia nelle ore comprese tra le 14 e le 17 nel giorno di Pasqua e tra le 14 e le 16 nel giorno di Pasquetta quando con un picco di copertura del 95% dei consumi con energia rinnovabile il costo dell’energia elettrica nel mercato elettrico si è azzerato. Naturalmente né l’AEEG né gli organi di stampa hanno pensato di diffondere con comunicati stampa o con titoloni in prima pagina questa notizia.
Se poi nelle altre ore del giorno il prezzo dell’energia elettrica continua a restare alto, e in alcuni casi a registrare dei picchi quantomeno strani come si evince dallo stesso rapporto, non può essere certo colpa del fotovoltaico. In quel caso il discorso è più complicato e ci permettiamo di suggerire di avviare un’indagine per capire se i produttori non abbiano fatto un cartello allo scopo di mantenere alto il prezzo e poter continuare a fare profitti a discapito degli italiani.
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